"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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martedì 20 marzo 2012

Matteo Rispoli e Antonio Merola ci raccontano la riunione dei Comitati di Settore svoltasi a Roma il 17 marzo

          Cari amici

     sabato 17 marzo 2012 si è svolto a Roma un incontro dei Comitati di settore, allargato ai presidenti provinciali e regionali, per discutere in merito ad una proposta da presentare all’incontro del 21 marzo 2012 con il ministro della salute Balduzzi.
     Il presidente Testa nella sua introduzione ha prospettato una risoluzione in tempi brevi della riorganizzazione del territorio (il ministro ha ribadito più volte che, così com’è, la medicina di famiglia è un sistema vecchio ed inadeguato perché è  necessario essere presenti ed operativi 7 giorni su 7 per 24 ore, nell'ambito di un sistema isorisorse, per ridurre gli accessi al PS.

     La situazione attuale è questa:

1. il sindacato maggioritario non ha presentato al momento nessuna proposta però continua a pubblicizzare le grandi aggregazioni con a capo loro iscritti muniti di certificazioni di manager (è trapelata la notizie della presenza di gruppi che assicurerebbero mutui agevolati per l’acquisto delle strutture (sempre a spese del medico);

2. Nuovo contratto al vaglio della SISAC con la partecipazione di 7 assessori regionali indirizzato al patto della salute che comprende h12 per 7 giorni su 7, scomparsa della medicina dei servizi, assenza di nuove risorse disponibili e ristrutturazione dei vecchi presidi ospedalieri da riconvertire in strutture territoriali;

3. Il ministro, che sembra avere le sue idee sulla medicina generale, non è molto d’accordo sulle intenzioni della FIMMG in quanto le maxi aggregazioni risulterebbero essere troppo onerose.

     Una volta prospettato quanto sopra è stata illustrata dal Nazionale una bozza di proposta da discutere ed eventualmente portare al ministro il giorno 21 marzo.
     Questa proposta è simile, per molti aspetti, al Progetto MediCo, ma ne differisce in quanto viene contemplata la presenza di un medico di M.G. per 5 ore alla settimana insieme agli specialisti ambulatoriali presso un ambulatorio distrettuale avente per obiettivo l'approccio a patologie riconosciute a maggiore impatto economico e  l'intercettazione dei codici bianchi.
Tutto ciò fermo restando il numero di ore svolte dal medico di famiglia presso il proprio ambulatorio (sia esso singolo, di gruppo, di rete etc.) rafforzando sempre e comunque il nostro ruolo unico di gestore delle cronicità.
     Accanto a questi ambulatori continuerebbero ovviamente ad operare i presidi di Continuità Assistenziale e di Emergenza Territoriale.
    Nel corso dei vari interventi che si sono succeduti è stata portata all'attenzione dei partecipanti l’esperienza dell’Emilia Romagna dove il 30% dei pazienti che accedono al PS afferiscono ad ambulatori in aggregazione rispetto agli ambulatori singoli.
     Infine, considerato che non c’è stata una unanimità di consensi sulla proposta, si è deciso di optare su un documento che presenti una serie di criticità ed alcune proposte operative. Tale documento verrà diffuso al più presto. 
     Ritengo che l'aspetto fondamentale sia di salvare il salvabile di fronte all'attacco in corso contro la figura del medico di famiglia.

               Matteo Rispoli

Ringraziamo il Collega Rispoli per la chiarezza e per i contenuti della sua cronaca e ci associamo totalmente alla sua ultima frase.

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     Anch’io ho partecipato a Roma agli Stati Generali della Medicina Generale, non conoscevo il collega Rispoli, con cui concordo pienamente con l’epitome da lui effettuata.
     Aggiungo solo che la situazione è molto ricca e variegata nel nostro Sindacato. Vi sono sensibilità molto diverse che variano da Regione a Regione. Ad esempio una discussione molto vivace (a cui ho preso parte) si è svolta tra i Colleghi dell’Emilia e quelli di Milano: i colleghi della Continuità Assistenziale è più giusto che svolgano il proprio servizio presso un “ambulatorio distrettuale” o presso i locali dell’Ospedale? In generale alla fine si è ritenuto che se le norme ed i contratti debbano valere per tutto il territorio nazionale, i particolari, come dire?, tecnici, si possono concordare a livello regionale. Per questo anche se la riunione non ha prodotto un documento conclusivo (come si poteva?), è stata foriera di iniziative che possiamo sintetizzare nel nostro Comitato Centrale e quindi portare all’attenzione del Ministero e alla Conferenza Stato-Regioni.
     Il nostro Sindacato si è fatto promotore di una proposta molto dettagliata che ripercorre, come appunto diceva Rispoli, il nostro progetto MediCOo, ma sfrondando tale progetto di alcuni elementi critici: è indispensabile che persista la capillarità degli attuali studi di Assistenza Primaria e che il medico di Famiglia abbia la massima responsabilità del cittadino-ammalato e che sia il professionista di riferimento delle patologie croniche, stante anche l’attuale invecchiamento della popolazione.
     Ma, sopra ogni cosa, mi sento di tranquillizzare i colleghi della Continuità Assistenziale, i quali, di qualsiasi progetto si discuta (del nostro, degli altri Sindacati e/o del Governo), continueranno a svolgere la propria attività convenzionale con estrema certezza, addirittura con un aumento, se si giungerà ad un accordo, delle ore (H 38) ed in forma più professionalizzante negli ambulatori, con computer in rete, infermiere, Osa e medico di Famiglia. Anzi, secondo quanto anch’io ho proposto, la C.A. deve essere la porta d’ingresso (il cosiddetto rapporto unico) per l’accesso all’Assistenza primaria.
     Saluti

               Antonio Merola