"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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------------------------ Edwin Austin Abbey 1852-1911 The Castle of Maidens 1893-1902 ------------------------

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citazioni

Edipo a Colono: chi in vecchiaia va in cerca di una patria trova sia lei che la morte.
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Trieste morì nel novembre 1918: era molto vecchia, cieca, e aveva trovato una patria.

Guido Ceronetti
Pensieri del té


In cielo, gli atei vengono spesso accusati di credulità.

Roberto Calasso
La rovina di Kasch


Come nel grande oceano un frammento
di legno si unisce a un altro,
per separarsi in seguito,
così è l’incontro delle creature.

Mahabharata


Tenero è il filo dell’amicizia, ma indistruttibile come
quella catena che avvince il cielo, il mare e gli astri.

Miguel Serrano


Da ciò onde è la nascita delle cose, in quello anche la loro morte si risolve secondo necessità.
Pagano esse il fio e la pena a vicenda della loro ingiustizia secondo l’ordine del tempo.

Anassimandro


Una volta nati, vogliono vivere e incontrare destini di morte, ma ancor più vogliono riposare; e lasciano dietro di sé figli, perché nascano destini di morte.

Eraclito


Chiunque rifletta su quattro cose, meglio sarebbe se non fosse mai nato: ciò che è sopra, ciò che è sotto, ciò che è prima e ciò che è dopo.

Talmud; Hagigah 2.1


Beato colui che ha un’anima.
Beato colui che non ha un’anima.
Sventura e dolore per chi ha solo l’embrione di un’anima.

Georges Ivanovich Gurdjieff


La fine di una cosa
È meglio del suo principio

Qohélet – 7, 8


Tutto ciò che passa è soltanto un simbolo.

Goethe – Faust


…..Noi non abbiamo ancora compreso il significato della filosofia di Goethe e quali orizzonti possa aprire alla nostra cultura…: al mondo come meccanismo egli opponeva il mondo come organismo, alla staticità della legge la metamorfosi della forma.

Stefano Zecchi
Introduzione al Tramonto dell’Occidente


Tutti i caratteri del tardo nichilismo definivano l’essere di Braquemart. Gli era propria la fredda intelligenza, sradicata e incline all’utopia; la vita gli appariva, come sempre a questa genía, quale un meccanismo di orologio; ed egli vedeva nella violenza e nel terrore le ruote motrici di codesta orologeria. Allo stesso tempo riusciva al concetto di una seconda natura, artificiosa, per cui egli si poteva inebriare al profumo dei fiori dipinti o di una sensualità solamente recitata e falsa. Aveva uccisa nel proprio animo la creazione e l’aveva ricostruita come si fa con il meccanismo di una suoneria: fiori di ghiaccio, come su di un cristallo, fiorivano sulla sua fronte, e chi lo vedeva era indotto a rammemorare il profondo motto del suo maestro “Il deserto cresce intorno a noi: guai a colui che dentro di sé nasconde deserti”.
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Egli opinava che all’inizio due razze diverse esistessero sulla terra, i padroni e gli schiavi, le quali con l’andare del tempo si erano mescolate fra di loro. Per il vero, come è di ogni grossolano teorico, egli si nutriva di scientismi comuni all’epoca, e si occupava particolarmente di archeologia. Non era abbastanza acuto per intendere che la nostra ricerca tende a confermare quale indubbia qualunque teoria preconcetta; e come già vari altri, anch’egli credeva di aver ritrovata la prima sede della specie umana: in un lontano deserto aveva discoperto una strana landa. Alti zoccoli di porfido si elevavano colà sopra una sterminata pianura, salvi dalle erosioni del tempo e simili a bastioni o isole di roccia. Braquemart era salito sopra di essi e aveva trovato su quelle terrazze rovine di castelli principeschi e di templi del sole che egli riteneva preistorici. E ne descrisse le misure e la particolare struttura, quindi ricostruì fantasticamente quella civiltà immaginando i grassi e verdi pascoli sui quali, per quanto lontano lo sguardo giungesse, i pastori e i contadini risiedevano insieme alle mandrie; e sopra di loro, nelle torri di porfido e in rosso sfarzo, i nidi d’aquila dei primi padroni di questo nostro mondo. Perfino immaginava le navi adorne di porpora percorrere fiumi asciutti da tempo immemorabile mentre si vedevano centinaia di rematori affondare i remi nelle acque con regolare misura, simili ad insetti, e si udiva il colpo delle piattonate ed il fischio degli staffili che cadevano sulle spalle di i quegli infelici schiavi delle galere. Simili quadri facevano la gioia di Braquemart; egli era di quella pericolosa specie di sognatori che vuol riuscire ad attuazioni concrete.

Ernst Jünger
Sulle scogliere di marmo


Io amo colui che si vergogna quando il dado cade in suo favore, e chiede: ho forse barato? – poiché egli vuole perire.

Friedrich Nietzsche
Prefazione di Zarathustra


.......Sant’Apollinare Nuovo, o, come viene chiamata di solito, Classe dentro, la lunga basilica costruita da Teoderico, superata poi da San Vitale, la chiesa ottagonale di Giustiniano. Si percepisce qualcosa di fortemente ellenico (per quanto la forma non sia greca) nella bellezza perlacea delle sottili colonne e dei capitelli bianco-argentati, nel baluginio bianco, sul pavimento dorato e inframmezzato da gioielli e decorazioni, dalla lunga fila dei mosaici di vergini e martiri che vi corrono sopra. Le vergini dai nomi bizantini – Sant’Anastasia, Sant’Anatolia, Sant’Eulalia, Sant’Eufemia – hanno grandi occhi dai bordi dipinti di nero e vesti ricamate che suggeriscono all’immaginazione una ieratica danzatrice orientale. Si seguono l’una con l’altra, in fila per uno (ognuna col suo giglio o col roseto che germoglia dal verde mosaico impalpabile), con un portamento eretto, leggermente bilanciato, come le vergini delle processioni panatenaiche, che recavano, si può dire, offerte votive all’altare, piuttosto che corone del martirio; tutte statuarie, quiete, come le stesse facendo esercitare un sacro maestro di danza, tutte con gli stessi grandi occhi e coi sorrisi fissi da sculture greche antiche. E i santi sul muro di fronte vanno splendenti, uno dietro l’altro, con le toghe, a presentare le loro corone a Cristo che, in quest’arte bizantina, non è mai il Salvatore e siede sul suo trono dorato, con un angelo su entrambi i lati, vestito di porpora e calzato d’oro, sereno, senza barba, con gli occhi grandi come un remoto discendente di Giove olimpico col mantello di porpora e oro.

Vernon Lee (Violet Paget)
Ravenna e i suoi fantasmi


.....una fila di giovani donne che cammina dentro un tempio in un giorno di festa. Drappeggiate in sari a colori luminosi, scintillanti di gioielli, vengono ad una ad una le graziose figlie dell’India, con fiori nei loro capelli, con fiori e offerte nelle loro mani. Ad una ad una esse vengono, .....come le vergini ateniesi dell’antichità, la cui immagine vediamo sui fregi del Partenone.

Savitri Devi (Maximiani Portas)
A Warning to the Hindus


Se nelle cose dell’ingegno volessimo soppesare i successi dal Rinascimento in poi, non saranno quelli della filosofia a fermarci, perché la filosofia occidentale non supera la greca, l’indiana o la cinese, tutt’al più le raggiunge in alcuni punti. Siccome rappresenta solo una varietà dello sforzo filosofico in generale, si potrebbe al limite farne a meno e opporle le meditazioni di Sankara, di Lao-zi, di Platone. Non è così per la musica, questo grande pretesto del mondo moderno, fenomeno che non ha confronti in nessun’altra tradizione: dove trovare l’equivalente di un Monteverdi, di un Bach, di un Mozart? E’ attraverso la musica che l’Occidente rivela la sua fisionomia e raggiunge la profondità. Se l’Occidente non ha creato una saggezza né una metafisica che gli fossero del tutto proprie, e nemmeno una poesia della quale si possa dire che non ha esempio, in compenso ha proiettato nelle sue produzioni musicali tutta la sua forza di originalità, la sua finezza, il suo mistero e la sua capacità di ineffabile. Ha potuto amare la ragione fino al pervertimento; eppure il suo vero genio fu un genio affettivo. Il male che più lo onora? L’ipertrofia dell’anima. Senza la musica l’Occidente non avrebbe prodotto che uno stile di civiltà insignificante, scontato… Se depositerà dunque il suo bilancio, la musica sola testimonierà che non si è sprecato invano, che davvero aveva qualcosa da perdere.

E. M. Cioran
La tentazione di esistere – Su una civiltà esausta


Dal fondo dionisiaco dello spirito tedesco sorge una potenza che non ha niente in comune con le condizioni originarie della cultura socratica e che non si può né comprendere né giustificare in base ad esse, ma che viene anzi sentita da questa cultura come qualcosa di terribilmente inesplicabile, come una strapotente ostilità, cioè la musica tedesca, quale dobbiamo principalmente intendere nel suo potente corso solare da Bach a Beethoven a Wagner.

Friedrich Nietzsche
La nascita della Tragedia – 19


La giustificazione estetica dell’esistenza non fu inventata dal giovane Nietzsche, ma soltanto con lui trovò un nome. Prima era stata il muto presupposto della vita greca governata dagli Olimpi. La perfezione dell’apparenza era indissolubilmente congiunta a una accettazione della vita senza riscatto, senza salvezza, senza attesa di una ripetizione, circoscritta alla precaria meraviglia del suo manifestarsi. Achille è figlio di una dea, e questo gli dà una forza e una grazia ignote agli altri, ma la sua scelta è per una vita breve e splendida, irrecuperabile.
La vita scelta da Achille, più che la vita di un singolo, è l’immagine della vita stessa quale è sottintesa in Omero. Sarà Achille, negli inferi, a dire le parole che corrispondono, a specchio, a quelle che aveva già pronunciato nel rifiutare i doni di Agamennone. Lì appare l’eroe come uno fra i tanti ”simulacri insensibili di mortali esausti”. Della vita è rimasta soltanto una lunga stanchezza. Odisseo prova chiamarlo “felice” anche fra i morti, e pretende di ammirarlo perché anche là ha conservato “grande potere”. Ma ancora una volta Achille pronuncia le parole che bloccano ogni risposta: “Non truccarmi la morte, nobile Odisseo. Preferirei vivere come guardiano di buoi, al servizio di un povero contadino, dalla tavola neppure abbondante, piuttosto che regnare su tutti questi morti consunti”. Soltanto perché la vita è irreparabile e irripetibile, la gloria dell’apparenza può raggiungere una tale intensità. Qui non vi è un significato, un rimando, una traccia di qualcos’altro, come poi la tirannia platonica riuscirà invece a imporre. Qui l’apparenza è il tutto, l’integrità stessa di qualcosa che sussiste soltanto nel suo breve manifestarsi. E’ una figura momentanea che cattura la perfezione di altre figure perduranti senza ostacolo, nell’Olimpo.

Roberto Calasso
Le nozze di Cadmo e Armonia


…..Ho sempre desiderato assistere ad una delle tue vittorie, e invece al momento giusto non c’ero. Ma gli dèi erano con te. Per qualche tempo mi è piaciuto credere di essere io l’artefice del tuo destino. Ma gli Immortali me l’hanno tolto di mano. Neppure loro, naturalmente, sono più forti del destino. Nessuno lo è. Teti non poté salvare Achille, Folo fu ucciso e Frigg lo pianse nelle sale di Fensal. Cristo morì sulla croce e gli aurei Asi bruciarono nella loro rocca. Eppure è meraviglioso essere amati dagli dèi, anche quando essi ci condannano all’infelicità. Si dice infatti che essi causino l’infelicità dei loro beniamini. Antinoo annegò nel Nilo e Ila fu trascinato dalle ninfe nella penombra smeraldina di uno stagno in mezzo al bosco. Il sublime porta sempre all’infelicità, nell’odio come nell’amore. Ma è meglio essere infelici per qualcosa di sublime piuttosto che felici per qualcosa di meschino. È sempre meglio lasciare che sia il sublime a dettar legge, piuttosto che essere tanto meschini da non correre alcun rischio. Dobbiamo amarlo, il sublime, incondizionatamente, perfino quando è fonte di sciagure. Altrimenti sarà fonte di sciagure per il solo fatto che noi lo fuggiamo. Perché il sublime è ineluttabile. Proviene dai Celesti. Tutto ciò che è ineluttabile proviene da loro, la sventura e la bellezza, la morte e l’amore.
………………………………………
Gettò ancora uno sguardo attraverso la finestra e dalla quale si affacciava il pomeriggio rovente, e il mondo, e quella cosa abbacinante che è la vita. I giorni avrebbero continuato a succedersi, a incedere sopra il mondo come dèi di abbacinante splendore, recando in ciascuna mano coppe di vita, stracolme. La luce abbacinava, era fortissima, più forte dell’oscurità, la vita più potente della morte, l’attimo più vasto del tempo. Perché il tempo passa, solo l’attimo è eterno. Tutto passa, solo la vita non passa mai…..

Alexander Lernet-Holenia
La resurrezione di Maltravers


La morte di Eshun
Quando aveva ormai più di sessant’anni e stava per lasciare questo mondo, Eshun, la monaca Zen, pregò alcuni monaci di fare una catasta di legno nel cortile.
Poi si sedette risolutamente nel mezzo della pira funebre e ordinò che vi appiccassero il fuoco tutt’intorno.
“O sorella!” gridò un monaco “c’è caldo, lassù?”
“Soltanto uno stupido come te potrebbe preoccuparsi di una cosa simile” rispose Eshun.
Le fiamme divamparono e lei morì.

101 storie Zen


Le orde del Mahdi circondavano Khartum difesa dal generale Gordon.
Alcuni assedianti riuscirono ad infiltrarsi nella città e vennero catturati.
Gordon li riceveva uno ad uno indicando loro uno specchio:
gli sembrava giusto che un uomo, prima di morire, conoscesse il suo volto.

Fergus Nicholson
Antologia di Specchi


I cinque colori accecano l’occhio.
Le cinque note assordano l’orecchio.
I cinque sapori guastano la bocca.
Le corse e la caccia traviano il cuore.
Perciò il saggio cura il ventre e non l’occhio
scegliendo ciò che è vicino e rifiutando ciò che è lontano.

Tao Tê Ching


…….L’essenza onirica dell’Essere era uno dei temi preferiti di Macedonio; ma quando io osai riferirgli che un cinese aveva sognato di essere una farfalla oppure una farfalla che sognava ora di essere un uomo, Macedonio non si riconobbe in quell’antico specchio e si limitò a domandarmi la data del testo che gli citavo. Gli parlai del quinto secolo prima dell’èra cristiana, ed egli osservò rispondendomi che da quell’epoca lontana la lingua cinese era talmente cambiata che fra tutte le parole del racconto soltanto la parola farfalla conservava probabilmente un significato sicuro………

Jorge Luis Borges
Prologhi-Macedonio Fernandez


…..the groggy church is gone toothless
No longer holds against nesheck
the fat has covered their croziers
The hight fans and the mitre mean nothing……

…..la chiesa, baldracca sdentata
Più non si oppone all’usura
il grasso è sceso sui pastorali
Mitra e flabelli senza senso ormai…..

E.Pound
Cantos LII


“……….è stato riconosciuto che se non entriamo in guerra adesso, la nostra nazione sarà destinata a morire. Essa però può ugualmente perire anche se ci gettiamo nella lotta. In questa situazione senza speranza la sopravvivenza può essere ottenuta solo combattendo fino all’ultimo uomo. Così, seppure noi perdiamo, i posteri erediteranno il nostro spirito di lealtà”.

Ammiraglio Osami Nagano


Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte.
Davanti al dilemma tra vita e morte è necessario scegliere subito la seconda.
L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un Samurai è sempre pronto a morire padroneggia la Via.

Yamamoto Tsunetomo
Hagakure I,2